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Febbraio 2012
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Ottobre 2011
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Roba da Ufo - Una dedica

Quando il mio autore italiano preferito scrive qualcosa del tipo «anche questi altri, strangolati da cravatte, che dentro la ventiquattrore portano la guerra… sono tornati con la cartella in braccio al vento che spazza via le foglie del primo giorno di scuola …e al davanzale di una casa …due dita a pistola» oppure quando scrive «e i disperati che seminano bombe tra poveri corpi, come fossero vuoti a perdere, come se fossero pupazzi… seduti sui calcagni han rovesciato sassi… e un mondo di formiche che scappava» …beh quello è il momento in cui io mi sento piccolo, piccolo come persona, e piccolo come autore, ma è quella piccolezza che mi stimola a far pensieri grandi, e forse a scriverli, e a musicarli.

Quanto ti ammiro, Claudio, sia per concetti di imbarazzante realtà come questi sopra citati (che chissà poi se davvero tutti quanti i tuoi ascoltatori hanno capito mai realmente, nella natura più significativa e disarmante di quelle frasi, o se invece – confusi o pigri – non ci sono arrivati), e sia per le micro-frasi, talvolta crude e talvolta anche comiche, o ironiche, oppure di semplicità intrise ma… talmente differenti dal comune che quasi sono orgoglioso di me stesso già soltanto per averle udite. Mi verrebbe da chiederti come fai… ma di certo non puoi saperlo neanche tu. Nella prossima vita, se c’è, sai credo ti tocchi essere pittore: non esiste nessuno che riesca a farci “vedere” (ma usando parole) più di quanto lo possa fare un'immagine. «Sai… quella tua canzone intitolata “a Clà” mi diede il senso, la quadratura dei miei pianti e di ogni mio silenzio, quando capii che probabilmente, a quanto pareva, io non ero solo… in regressioni che tolgono il fiato, e che lasciano in disparte, inchiodati.» Cosa dire… a te che non mi leggi, che non sai di me? Se scriverai una canzone su un Ufo (…così mi chiamano, per il cognome e per un carattere e dei sentimenti forse un po' particolari) saprò che mi avrai letto. Non puoi esser citato nei ringraziamenti ufficiali, Claudio, perché non ti ho mai conosciuto, ma grazie e fortemente grazie almeno da una pagina un po' strana come questa, dove dar sfogo a tutto è semplicemente impossibile. Addirittura neanche qui posso dire ogni cosa che vorrei, me lo impedisce quella parte di me che non vuole essere né apparire, ma dico che tu mi hai riempito la vita di splendido magone, tu insieme a Pino Daniele e a molti altri, di cui cito voi due per mio legame indissolubile e inspiegabile, e hai con le parole e con le note (non so capirne la percentuale) dato forma a quanto ho dentro, altrimenti inespresso.

Avete scritto tutto quel che non si saprebbe dire …«hei ma allora …allora si può, scrivere!» …questo è stato a volte il mio pensiero salvavita. E così ho lanciato Là, nell'oceano dell'arte, quanto è frenato qua, dallo strettissimo mondo che c'è al di qua di quell'aura vera. Ma per fortuna quell'aura esiste, luogo dove ci siamo io insieme a… me.

Ma grazie, grazie per l'allegria e per il dolore, grazie a ogni Poeta e suonatore, per ogni ricordo sottile o prorompente, che torna vivo quando le note ricompaiono, e ti ricorda pure che cos'eri, se mai sei stato in luoghi poi più tetri, o più lontani dalla verità dei sensi e del tuo cuore.